Assoporti chiede “tutti giochino la partita sullo stesso piano – il “level playing field” – principio cardine per l’Unione Europea. E’ impensabile che la tassa prevista per le navi dalla Direttiva EU-ETS, l’European Emission Trading Scheme, destinata ad integrare il Fondo di Coesione, venga conteggiata per i paesi UE al 100%, per quelli extra UE al 50% e addirittura a zero per le navi, che pur attraversando il Mediterraneo, non sostano in porti dell’UE. Così si rischia un crollo dei traffici, in particolare negli Hub di transhipment, a cominciare da Gioia Tauro, ma non solo. Teniamo presente che, allo stesso tempo, il traffico portuale sta iniziando a subire gli effetti di una contrazione dei consumi dovuta all’inflazione” ha dichiarato il Presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri.
La Direttiva 2003/87/CE prevede che dal 1° gennaio 2005 gli impianti grandi emettitori dell’Unione Europa non possano funzionare senza un’autorizzazione alle emissioni di gas serra. Ogni impianto autorizzato deve compensare annualmente le proprie emissioni con quote (European Union Allowances – EUA, equivalenti a 1 tonnellata di CO2eq) che possono essere comprate e vendute dai singoli operatori interessati. Gli impianti possono acquistare le quote nell’ambito di aste pubbliche europee o riceverne a titolo gratuito. In alternativa, possono approvvigionarsene sul mercato (www.mase.gov.it)
La Direttiva sulla riduzione delle emissioni ha incluso il trasporto marittimo con provvedimento dello scorso maggio, e che dovrà essere recepito dagli Stati Membri entro fine anno. Gli effetti derivanti dalle norme in questione in termini di incremento dei costi rischiano di avere come conseguenza lo spostamento dei traffici verso aree che non sono soggette alla stessa direttiva, creando, di fatto, una distorsione della concorrenza con un impatto molto negativo sui porti italiani.
Per tale motivo, Assoporti ha inviato una formale nota argomentata e approfondita di richiesta alla Commissione Europea che mira a: sospenderne l’applicazione al trasporto marittimo delle merci, in particolare agli Hub europei di contenitori; rendere il costo marittimo presso gli Hub europei (partenza/arrivo) pari a quelli che si registrerebbero per un trasbordo nei porti extra UE; accelerare l’analisi prevista dalla Commissione che riguarda una revisione delle Direttiva prima che i processi di trasferimento delle linee marittime diventano potenzialmente irreversibili.
“Parlare della portualità significa parlare di economia reale, cioè di persone, di imprese, di occupazione, di investimenti, di attrezzature e così via, ” ha proseguito Giampieri, “e dobbiamo preservare il valore economico e sociale che tutto questo significa, intervenendo su quelle norme che possono danneggiare questo ecosistema con regole non uguali per tutti. Rassicura il fatto che l’argomento è all’attenzione sia del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti che del Governo, per essere poi oggetto di discussione nelle sedi preposte. Nel frattempo, come Assoporti, abbiamo inviato un documento alla Commissione Europea che ne analizza nel dettaglio gli effetti. L’auspicio è che si arrivi in brevissimo tempo a sanare le criticità, in modo che si possano rivedere alcune parti che mettono la nostra portualità in grave affanno, in una situazione di mercato già di per sé molto complicata. Il ruolo sempre più protagonista che la portualità italiana si sta ricavando nello scenario globale deve avere come base regole di mercato certe e uguali per tutti”