Ormeggiata davanti al Palazzo dei Dogi, disegnata nelle piante, ritratta dai pittori nelle vedute del Bacino, una nave disalberata, coperta da un telone, si inseriva come una inquietante presenza nella quotidianità con il suo carico di condannati che vi dovevano trascorrere un periodo di addestramento. Non le serviva la vela perché le erano negati i lunghi viaggi. Doveva soltanto compiere brevi percorsi nei quali i prigionieri imparavano a remare prima del loro imbarco definitivo sulle galere dove avrebbero iniziato a scontare il tempo effettivo della pena.
Ma dall’inizio del ‘700, alla ciurma dei galeotti sani e abili si aggiunsero anche dei pazzi furiosi e dei prigionieri ammalati. Le turbe della psiche e i mali del corpo cominciarono a contendere alla colpa quel vascello, tanto presente nelle immagini eppure così ignorato dalla trattatistica. Nel corso del secolo i casi aumentarono, costituendo la risposta improvvisata delle istituzioni all’insofferenza della città nei confronti della pazzia. Il rifiuto della devianza e della follia, che in altri Paesi aveva originato il grande internamento, a Venezia creò questo spazio ambiguo carico di antiche suggestioni.
Incontro con l’autore Cristina Giussani
Venezia, Venerdì 27 ottobre ore 18, Compagnia della vela
Organizzato da Mare di Carta, www.maredicarta.com
Autore: Nelli-Elena Vanzan Marchini
Editore: Linea Edizioni, 2023
Pagine 200, 17,10 €