A febbraio la quarta edizione di “Italia chiama Artico”. A Roma l’evento internazionale Arctic Circle Forum con delegazioni da 60 Paesi


Il 25 febbraio 2025 si svolgerà a Bologna la qarta edizione del festival “Italia chiama Artico”, organizzata da Osservatorio Artico, primo media italiano e leader di mercato sul tema, per capire meglio perché e come l’Artico e la regione sub-polare è così importante anche per l’Italia e il Mediterraneo.

Il 2024 ha rappresentato un anno molto particolare per le democrazie: è infatti uno degli anni in cui sono andati alle urne miliardi di persone. Dagli Stati Uniti alle elezioni europee, dall’India alla Russia. Un anno quindi spartiacque, in un contesto di instabilità globale che rischia di spostare gli equilibri verso scenari tetri e pericolosi. Ma il 2024 è stato anche un anno che ha confermato le preoccupazioni globali a livello climatico. Nonostante i principali centri di ricerca mondiale registrino temperature al di sopra di tutti i record storici, la percezione mediterranea della condizione attuale dipende molto dalle condizioni meteorologiche più locali, che hanno visto una primavera molto piovosa, e un’estate che stenta a partire al Centro-Nord. Questi due aspetti del momento storico che viviamo fotografano bene la cornice: scarsa percezione di ciò che ci riguarda, ma che non è visibile. E poca considerazione di un mondo – fuori dai nostri confini – che determina molte delle nostre scelte.

Dopo i primi tre eventi a Genova, la rivista vuole portare al cuore del Nord Italia la complessità delle sfide ambientali e climatiche della regione polare, anche per sottolineare tutte le possibilità e opportunità di crescita, sviluppo e istruzione che derivano dal veloce cambiamento in atto oltre il Circolo Polare Artico.
Programma in via di definizione https://italiachiamaartico.osservatorioartico.it/

Nel 2025 l’Italia ospiterà la ‘Davos dell’Artico’, con delegazioni da 60 Paesi, focus su clima e ricerca
L’talia ospiterà nel 2025 la riunione annuale dell’Arctic Circle Forum, la più grande rete di dialogo e cooperazione internazionale sul futuro dell’Artico: attesi a Roma più di 2.000 partecipanti da oltre 60 Paesi tra capi di governo, ministri, parlamentari, rappresentanti delle comunità indigene, funzionari, scienziati, imprenditori e attivisti, che si confronteranno sulle tematiche legate al cambiamento climatico e alla ricerca scientifica nella regione artica.
Lo rende noto il Ministero dell’Università e della Ricerca (Ansa)

“A quasi un secolo dalla storica spedizione Umberto Nobile nell’Artico, nel 2025 l’Italia tornerà al centro del dibattito internazionale sulle dinamiche polari, ospitando a dicembre una sessione dell’Arctic Circle e del Polar Dialogue. L’annuncio, che segna un passo importante per la comunità scientifica italiana e per tutti gli attori coinvolti nelle attività polari, è stato dato ieri durante la plenaria dell’Arctic Circle a Reykjavik. A confermare la notizia sono stati Marcella Panucci, capo di gabinetto del Ministero dell’Università e della Ricerca, e il presidente dell’Arctic Circle, Ólafur Ragnar Grímsson.
Durante il suo intervento, il capo di gabinetto Panucci, su mandato del Ministro Anna Maria Bernini, ha ribadito l’impegno dell’Italia a giocare un ruolo da protagonista nell’Artico, e ha sottolineato l’impegno del MUR nel consolidare il ruolo del Paese nel contesto internazionale attraverso un dialogo costruttivo e interstatale.  Il Polar Dialogue, nato da un’iniziativa francese con il Polar Summit di Parigi nel 2023, si è progressivamente affermato come un’importante piattaforma di confronto per la cooperazione interstatale e interregionale su temi che spaziano dalla ricerca scientifica alle questioni politiche e diplomatiche. Il valore di tale iniziativa si è rafforzato ulteriormente nel corso dell’ultimo anno, grazie a molteplici sessioni tenutesi a Monaco, Berlino e Parigi. Il Polar Dialogue di Roma nel 2025 rappresenterà dunque un’opportunità unica per riaffermare l’Italia come attore chiave in una regione dove le complesse sfide ambientali e geopolitiche richiedono, oggi più che mai, un’attenzione condivisa e una cooperazione globale”. Fonte: Osservatorio Artico


Ti piace quest'articolo? Condividilo!