“Bisogna investire nelle infrastrutture. Continua l’allarme dei valichi alpini, intermodalità sempre più centrale nella crescita economica del Paese dove crescono trasporti e logistica, ma occorre accelerare su opere e digitale”. Ha le idee chiare il Presidente Pasquale Russo, nell’intervento d’inizio del Forum Internazionale Conftrasporto-Confcommercio svoltosi a Roma il 22 e 23 novembre.
“Dobbiamo migliorare la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno e promuovere un percorso di sviluppo industriale lungo le nuove direttrici strategiche: green e digitale e sfruttare il potenziale del «mare» come soluzione complementare allo shift gomma-ferro per potenziare l’economia del Mezzogiorno”.
Nel trasporto merci, il peso del trasporto su strada si attesterà al 51,1% nel 2024, in crescita rispetto al 2019 (49,5%), essenzialmente per un ripiegamento del trasporto marittimo, la cui quota si prevede scendere al 45,3%, a fronte del 47,1% del 2019. Sostanzialmente stabile la quota del trasporto ferroviario: 3,5% nel 2024, contro 3,3% nel 2019. Tra le imprese dell’autotrasporto, raddoppia quasi la quota delle società di capitale passando dal 22% del 2018 al 30,2% nel 2023. Le infrastrutture stradali disegnano due ‘Italie’: carenti al Sud, congestionate al Nord ma il Pnrr ‘dimentica’ le infrastrutture stradali: 48% alla rete ferrovia, 23,6% all’alta velocità, 5,6% al progetto integrato dei porti, 0,5% alla digitalizzazione della logistica.
È quanto emerge dall’Osservatorio sui Trasporti dell’Ufficio Studi Confcommercio – presentato all’8° Forum Conftrasporto-Confcommercio – assieme a uno studio sulle infrastrutture realizzato da Svimez per Conftrasporto.
“I dati presentati oggi evidenziano come sia urgente investire in infrastrutture, e mettono in luce il divario tra Sud, con un difetto strutturale di connessioni, e il Nord Italia, con un alto indice di saturazione, soprattutto in relazione ai valichi – ha dichiarato il presidente di Conftrasporto Pasquale Russo – La situazione che emerge, ancora una volta, dimostra come sia stato sbagliato, nelle scelte compiute in passato, non aver finanziato le infrastrutture fisiche stradali. Per quanto riguarda il Pnrr, è positivo, necessario, aver previsto fondi significativi per la ferrovia, ma la mobilità delle merci e del Paese deve utilizzare il sistema infrastrutturale in maniera integrata: è controproducente aver lasciato autostrade e aeroporti fuori dalla programmazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Il 48% del Pnrr va infatti alla rete ferrovia, il 23,6% all’alta velocità, il 5,6% al progetto integrato dei porti, e solo lo 0,5% alla digitalizzazione della logistica. “Auspico si torni a investire per colmare il gap infrastrutturale al Sud, anche ad esempio attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Ben poco è previsto inoltre sul piano della digitalizzazione, fondamentale leva per la sburocratizzazione e la velocizzazione degli scambi”, ha evidenziato Russo.
La logistica del futuro aumenta la pressione sulle infrastrutture: i due possibili scenari futuri sull’evoluzione del commercio internazionale (globalizzazione vs regionalizzazione) hanno come denominatore comune la tendenza a un’ulteriore saturazione dei valichi alpini (Monte Bianco, Frejus, Brennero, Gottardo), e rendono urgente l’apertura di nuove direttici (Terzo valico, Galleria ferroviaria di base Fortezza – Innsbruck, seconde canne Monte Bianco e Frejus) e gli shift modali (ferrovia, cabotaggio, cargo aereo.
Nello studio emergono anche gli obiettivi europei 2030: i fondi Next Generation UE porterebbero la quota modale di trasporto ferroviario dal 10% (delle statistiche ufficiali) al 16,5% (l’autotrasporto scenderebbe al 47,7 dal 54,5%); ricomposizioni insufficienti a conseguire lo shift modale necessario al raggiungimento degli obiettivi del 2030. A tal fine, bisogna favorire lo shift stradamare: trasferire 15 mlt dalla strada al cabotaggio (lungo le dorsali marittime tirrenica e adriatica), la cui quota modale aumenterebbe del 35%.
Infine, il ruolo delle politiche. Necessario migliorare la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno e promuovere un percorso di sviluppo industriale lungo le nuove direttrici strategiche: green e digitale; sostenere grandi opere di collegamento coerentemente a un progetto infrastrutturale sistemico per tutto il Paese (collegamenti interni e attenzione alle aree marginali); ridurre la pressione sulle infrastrutture del Nord (specialmente sui valichi); sfruttare il potenziale del «mare» come soluzione complementare allo shift gomma-ferro e quale settore economico di traino per l’economia del Mezzogiorno.