“Non fermiamoci alle apparenze, alle analisi frettolose e all’emergenza. Tentiamo di rovesciare il nostro approccio giustamente e motivatamente preoccupato rispetto alle conseguenze della crisi in Medio Oriente, del blocco parziale del Mar Rosso e del Canale di Suez e pensiamo invece a muoverci per primi in uno scenario del tutto nuovo nel quale La Spezia e i porti dell’alto Tirreno potrebbero recitare un ruolo determinate e strategico”. A lanciare quella che – precisa – non è una provocazione, è Alessandro Laghezza in nome della Community degli operatori portuali e logistici di La Spezia.
“Guardiamo prima di tutto – afferma Laghezza – in casa nostra. È vero: il porto di La Spezia lamenta per la crisi di Suez una lieve flessione di traffico che si innesca tuttavia su un trend generale, specie della seconda parte del 2023, contrassegnata da una ripresa dopo un periodo di sofferenza. Ma il nostro mestiere di operatori marittimi è quello di guardare al futuro ed essere flessibili”.
Secondo Laghezza, che è anche Presidente degli spedizionieri spezzini, le tensioni in Medio Oriente potrebbero anche trasformarsi in un’opportunità straordinaria proprio per il porto di La Spezia e gli altri scali liguri. Sulla base di un’analisi condotta dalla Community spezzina, in collaborazione con il Centro Giuseppe Bono, si delineano due scenari: il primo, il più allarmante, è quello che prevede un sempre più massiccio dirottamento di traffico dal Canale di Suez alla rotta che prevede la circumnavigazione dell’Africa. Il secondo, quello più tranquillizzante e in parte confermato dalle voci su imminenti cessate il fuoco a Gaza, fa perno su un progressivo ritorno alla normalità in Mar Rosso anche sulla base di una considerazione da pochi valutata: il lasciapassare esclusivo alle navi cinesi potrebbe generare un forte contrasto sulla libertà del commercio mondiale alimentando la “voglia di dazi” sui prodotti cinesi, rilanciata recentemente da Elon Musk.
“In entrambi i casi – afferma Laghezza – ci troveremo difronte alla necessità di ridisegnare complessivamente gli equilibri nell’interscambio mediterraneo, tentando, ed è questa la sfida, di esserne protagonisti e non soggetti passivi”. Come? Valorizzando il peso del secondo più importante distretto industriale d’Europa, quello del Nord Italia che non può permettersi il lusso di subire gli extra costi della circumnavigazione e di consegnarsi manu militari a una logistica del Nord Europa che oggi presenta più problemi che certezze. Inoltre La Spezia risulterebbe l’ultimo scalo mediterraneo “conveniente” per le navi che dovessero transitare via Gibilterra (Algesiras è già congestionata). In una prospettiva di penalizzazione di tutto il Mediterraneo orientale, Adriatico incluso, La Spezia potrebbe fornire, anche attraverso una politica di marketing mirata, il gate per l’industria di parte del Nord Italia e il gate per merci con origine e destinazione nel Mediterraneo orientale che rischiano di non trovare sbocco.
Anche nell’ipotesi di una normalizzazione a medio termine della situazione nel Mar Rosso – secondo la Community di La Spezia – si assisterà una riscrittura globale dei traffici inframed, con i grandi centri di transhipment del Mediterraneo orientale, come Port Said, Damietta, Malta e il Pireo che potrebbero perdere attrattiva e con una focalizzazione sull’Italia e in particolare su quell’alto Tirreno che potrebbe diventare davvero la porta sud dell’Europa.
Sogni? Secondo il Presidente degli spedizionieri spezzini è l’esatto contrario, a patto di un grande sforzo di recupero di credibilità. “Il recente accordo sul terminal container, un impegno palese di Contship Italia per il porto, l’apertura dei grandi cantieri, sono segnali importanti che vanno anche fatti conoscere ai caricatori, all’industria e agli armatori. Oggi più che mai La Spezia c’è ed è pronta a battersi anche per il Sistema Italia”.